Fondazione Galileo Galilei
Macchina ettromagnetica sistema Ladd

Descrizione

Piccola macchina per produrre corrente continua. Funziona a manovella facendo ruotare due armature Siemens all'interno di un campo magnetico. Venne commissionata da Luigi Pacinotti, padre di Antonio, per il Gabinetto di Fisica Tecnologica. La costruzione che durò alcuni anni venne diretta da Antonio Pacinotti ed eseguita da Francesco Pizzorno dell'Istituto Tecnico di Bologna (immagine 1). Antonio Pacinotti contava di usare questa macchina per i confronti con la sua "macchinetta" ideata nel 1860.

Stato prima del restauro

L'apparecchio, che veniva utilizzato per produrre corrente elettrica per mezzo di due armature Siemens, risultava completo di tutte le parti essenziali, ma lo stato di conservazione non era buono, anche se il grado di rifinitura dei particolari meccanici era ben curato: le parti metalliche erano molto ossidate, le varie pulegge con i relativi alberi che fanno parte del meccanismo erano bloccate negli alloggiamenti (immagine 2). Tutte le parti della macchina che necessitavano di un intervento di recupero sono state smontate (immagine 3). Tutto l'apparecchio era ricoperto di polvere. In fase di smontaggio dello strumento si è potuto riscontrare che molta ruggine si è prodotta su tutte le superfici di ferro, a contatto dei magneti.
Il telaio di ghisa risultava rotto in due punti (probabilmente per una caduta accidentale) e la riparazione fatta all'epoca è molto vistosa. La saldatura usata per la riparazione sembra essere di tipo elettrico ad arco quindi eseguita in tempi nei quali la macchina poteva essere ancora utilizzata per fini dimostrativi e non più di ricerca. L'operazione suddetta ha procurato un gioco meccanico eccessivo sulle guide della puleggia tendicorda di quella parte
Il piano di base di legno era molto sporco e bucato dai tarli: sulla parte in vista presenta i segni di una zona annerita da una bruciatura ed altre zone più piccole con lo stesso tipo di danno (immagine 4). La base di legno è stata trattata con antitarlo liquido e pulita dalle macchie superficiali. Le fessure del legno ed i fori sono stati otturati con stucco colorato. Sono infine state applicate a tampone, alcune mani di gommalacca in alcool sulle superfici della tavola. Manca una della quattro viti a testa esagonale che collegano i magneti al telaio, in quel punto manca anche lo spessore di ottone che troviamo negli altri tre punti di collegamento. Alcune delle viti di ottone che si trovano sulle bronzine dei perni ruotanti, sono state rotte in passato nel tentativo di smontare le parti bloccate. La corda per la distribuzione del movimento al meccanismo non era montata in maniera corretta, era indurita ed eccessivamente allungata; alcuni dei trefuli erano rotti: pertanto doveva essere sostituita (immagine 3).
Le viti di registro delle pulegge tendicorda sono state malridotte dall'uso di attrezzi non idonei. Gli avvolgimenti elettrici fissi e mobili risultano non interrotti e con gli isolamenti integri. Sono in parte deteriorati i tratti di isolamento dei conduttori fra le mollette di contatto delle armature Siemens ruotanti (immagine 5).

L'intervento di restauro

Non è stato possibile prima del restauro effettuare prove di efficienza della macchina. Si è reso necessario impiegare un liquido ad alta penetrazione per separare le parti bloccate. Le superfici di ottone, la cui laccatura residua è stata conservata al meglio, sono state trattate con un composto di acido ossalico, ammoniaca e sapone grasso in H 2 O. La protezione di queste superfici è stata fatta applicandovi cera microcristallina. Le parti in ferro sono state spazzolate a mano con spazzole metalliche di diversa consistenza. La protezione del ferro è stata fatta applicando olio per armi. Sono stati rimossi gli spezzoni delle viti troncate nei fori delle bronzine. Si sono ricostruite le viti di ottone necessarie con diametro mm 3,5 passo 0,6 e testa svasata con calotta.
E' stata costruita la vite in ferro del diametro mm7 passo 1,25 con testa esagonale, per completare il collegamento dei magneti al telaio, nello stesso punto è stata inserita una rondella di ottone di mm1 di spessore. Sono state collocate non in vista, due lamelle di materiale isolante a garantire un buon isolamento fra i conduttori rivestiti di filo, delle mollette dei magneti ruotanti e la struttura metallica. Imprimendo una velocità di rotazione della manovella di circa 2 giri /sec. il tester analogico collegato ai reofori della macchina, indica una produzione di corrente di segno definito di oltre mA 100, che tende ad aumentare con il prolungarsi della prova (immagine 6).

Macchina elettromagnetica con sopraeccitatore
immagine 1
immagine 2
immagine 3
immagine 4
immagine 5
immagine 6
Fondazione Galileo Galilei / Museo degli Strumenti per Il Calcolo