Descrizione
Si tratta del prototipo di una vettura, in scala ridotta, per tramvia a trazione elettromagnetica lineare.
Antonio Pacinotti la definisce "a doppio cintolo elettromagnetico"1 (immagine 1).
La chiusura dei campi magnetici è affidata a due strutture di ferro, che lungo i fianchi della vettura costituisce i nuclei di 26 doppi avvolgimenti di filo di rame (solenoidi) (immagine 2). Questi avvolgimenti prendono alternativamente corrente da contatti che sono sulle traversine di un binario, sopra le quali sono disposti a distanza opportuna altri elettromagneti.
Con questo modello Pacinotti ha voluto approfondire oltre alle caratteristiche dei binari, studi sugli ingombri, sull'affidabilità meccanica, la sicurezza, e anche sulla possibilità di variare la velocità del mezzo durante la corsa, il sistema di frenata e l'inversione di marcia, agendo sui magneti. Il modello nelle parti essenziali era integro anche se tutto l'apparecchio, in modo particolare il gruppo degli avvolgimenti elettrici, era ricoperto di polvere (immagine 3). Le parti di ferro erano molto ossidate e quelle destinate al movimento quasi bloccate. I particolari in ottone erano anneriti e macchiati dagli ossidi. Le strutture in lamierino di ferro zincato erano annerite diffusamente e in particolar modo sulle superfici in piano. In corrispondenza delle piegature di queste lamiere vi erano rotture del metallo; in alcuni punti dalla zincatura si era formata la ruggine. Nel corso del tempo, la macchina ha subito molteplici urti che ne hanno segnato la struttura (immagine 4).
Stato prima del restauro
La macchina ha una serie di contatti di ottone a rotella: uno di questi era rotto e privo della rotella, con la relativa parte di lamierino di sostegno ed il perno (immagine 5). Mancava uno dei respingenti a molla di ottone che era montato in coppia su uno dei fronti del veicolo.
L'alberino a vite per il collegamento con la serie delle rotelle di contatto era piegato e spezzato all'interno della sede filettata. Il filo che collega gli estremi dei rocchetti era particolarmente deteriorato; una delle barre di ferro, che costituiscono il nucleo magnetico della relativa serie di avvolgimenti (cintolo) non era elettricamente isolato dai rocchetti di filo. Il rocchetto con il numero 5 è stato identificato come quello che ha difetti di isolamento.
La resistenza elettrica complessiva del circuito è stata misurata e risulta essere di 35 ohm.
L'intervento di restauro
Per l'intervento di restauro la macchina è stata smontata in tutte le parti che lo consentivano agevolmente: si sono lasciati montati gli avvolgimenti e le relative connessioni, per non compromettere gli isolamenti originali risultanti ancora efficienti. È stata ricostruita la rotella del contatto mancante, con relativo perno ribadito e la parte di lamierino di sostegno perduta. Il perno a vite per il collegamento con i contatti a rotella (immagine 6), troncato nella sede filettata, è stato sostituito con uno ricostruito fedelmente. Il filo di rame rivestito di cotone per rifare il collegamento fra gli estremi dei contatti è stato recuperato da vecchie provviste di materiali elettrici. La ruggine formatasi sui particolari di ferro è stata rimossa a mano con spazzola metallica e, dove possibile, per immersione in acqua ossigenata e ammoniaca in opportuna concentrazione. Le superfici di ottone sono state disossidate con sodio esametafosfato al 2% in H 2 O. La protezione delle superfici metalliche varia da punto a punto secondo il tipo di superficie e materiale: si va dall'applicazione di cera microcristallina a quella della resina acrilica o, dove necessario, all'uso di olio per armi.
I rocchetti di filo di rame sono stati spolverati con pennello a setole morbide, e appena inumidite con olio paglierino. Le parti in lamiera zincata sono state lavate e spazzolate con sapone comune. I punti di rottura della lamiera suddetta sono stati saldati a stagno e le zone ossidate sono state ritoccate con vernice allo zinco (immagine 7).