Descrizione
In molte esperienze di ottica si può usare la luce del sole, (che offre una intensità e un parallelismo notevoli), introducendola dalla finestra attraverso una piccola apertura nella camera oscura. I raggi, sempre molto inclinati, vengono fatti riflettere secondo una direzione orizzontale mediante uno specchio metallico sistemato tra la finestra e la camera oscura; tuttavia i raggi riflessi a causa del movimento del sole, non possono mantenere una direzione costante, per cui occorre muovere continuamente lo specchio.Durante il giorno, infatti, il sole si muove su una circonferenza, parallela all’equatore la cui declinazione cambia nel corso dell’anno, passando da 23° 27’ (solstizio d’estate) a 0° (equinozi) e a - 23° 27’ (solstizio d’inverno).
L’eliostato è un apparecchio che pone rimedio al primo inconveniente (moto diurno), facendo muovere lo specchio con un congegno di orologeria, in maniera che i raggi solari nel corso dell’esperimento si riflettano sempre in una direzione costante. L’apparecchio non compensa però il piccolo cambiamento di declinazione (moto annuo).
Silbermann ha inserito nel suo apparecchio un accorgimento che permette di fare a meno della conoscenza di uno tra questi dati: la declinazione, la direzione del piano meridiano e l'ora vera. Infatti ha fissato all'estremità J del cerchio di declinazione, perpendicolarmente ad esso e diretto secondo il suo raggio un piccolo traguardo forato e ed ha situato uno schermo, parallelo al primo, nel punto in cui una parallela al raggio incidente incontrerebbe di nuovo il cerchio. Sullo schermo ha tracciato due linee incociate ad angolo retto, per cui se l'apparecchio è ben orientato i raggi solari che attraversano il foro devono colpire il centro dello schermo.
Lo specchio è completamente libero e il raggio riflesso può essere diretto in qualsiasi direzione.
Le seguenti imperfezioni possono essere rilevate:
a) Se occorre una fissità completa del raggio, il bilanciere del'orologio deve essere sostituito con uno compensato e questo aumenta il prezzo dell'apparecchio. Se anche l'orologio è perfettamente regolato in laboratorio, quando lo strumento sarà posto al sole, riscaldandosi comincerà a ritardare.
b) I sistemi articolati delle forcelle si muovono con estrema lentezza a causa delle piccole dimensioni che si è obbligati a dare ad essi, per cui la più piccola disuguaglianza nelle articolazioni è sufficiente perché lo specchio abbia di tanto in tanto qualche arresto o qualche movimento brusco che si trasmette al fascio di luce riflessa.
Silbermann tuttavia consiglia un metodo che facilita la messa a punto e permette di correggere l'ora: infatti è necessario conoscere solamente la latitudine, perché una volta inclinato l'asse dell'orologio secondo quest'angolo, basta ruotare l'apparecchio intorno alla sua base, fino ad arrivare alla posizione in cui l'immagine del sole attraverso il forellino del traguardo raggiunge quella linea incisa sullo schermo, che è perpendicolare al cerchio di declinazione. A questo punto l'apparecchio è orientato e occorre solo girare l'orologio: l'immagine percorrerà questa linea fino a raggiungere il centro dello schermo: l'orologio segnerà l'ora vera.
L.T.Silbermann (1806-1865) presentò il 27.2.1843 l'eliometro, costruito da Soleil, alla "Académie des Sciences" e il 18.12.1843 una commissione composta da Biot, Arago, Babinet e Regnault illustrò con un lungo rapporto questo strumento (Comptes Rendus, T. XVII). L'apparecchio, senza mutamenti, era ancora presente nel 1897 nel catalogo della Ditta di Strumenti di Ottica che, fondata da Soleil nel 1819, aveva preso nel 1849 il nome di suo genero, Jules Duboscq.
Il restauro
Stato prima del restauro
Lo strumento risulta essere integro, manca la chiave di carica dell'orologeria e il piccolo indice, probabilmente fatto a forma di ago, che era inserito nel pomello di comando per l'avviamento e l'arresto del meccanismo. Mancano cinque delle otto vitine che fermano il dorso dello specchio rotante.
La lastra dello specchio è fatta di bronzo "speculum" spessa 4mm , nell'alloggiamento si sono depositati i residui delle polveri usate per le lucidature successive al montaggio. Si tratta di polveri di colore bianco e rosso (probabilmente "magnesite" e "rossetto").
Sul corpo cilindrico (cassa dell'orologio) si nota ancora l’impronta del numero di inventario 236 (immagine 3), molto meglio visibile è il numero 84 sovrapposto alle cifre del precedente e fatto con vernice rossastra (minio).
La maggior parte dello strumento è costruita di ottone ad eccezione di qualche vite e ingranaggio dell'orologeria. Di ferro è anche l'alberino che trasmette la rotazione allo specchio.
Tutte le superfici esterne al meccanismo sono molto ossidate e ampie zone dello strumento appaiono brunite poiché così si presenta la vecchia laccatura che è stata letteralmente bruciata (immagine 4) dal calore assorbito durante le asposizioni al sole. Solo piccole zone sono ancora ricoperte dalla laccatura meglio conservata.
L'orologio è firmato internamente Neumann á Paris5E3 (il primo tre è stampigliato a rovescio).
È stata eseguita una riparazione(immagine 5) dell'orologeria da "Luigi Meliani 1901"(orologiaio pisano), testimoniata dalla iscrizione incisa su una delle superfici interne dell'orologio. Sono evidenti i punti(immagine 6) di saldatura a stagno che si trovano sulla levetta e sull'alberino di rinvio dal bilancere all'ancora. Dallo stile di fabbricazione si può ipotizzare che la stessa ancora dello scappamento è stata sostituita in tempi ancora più recenti. L'ipotesi è avvalorata dal fatto che l'alberino, nella parte sporgente dove si innesta la lancetta è decisamente più lungo del necessario, tanto da far sporgere eccessivamente la lancetta rispetto al piano del quadrante dei secondi.
Inoltre, perché lo scappamento funzioni, l'asse dell'ancora deve lavorare fuori parallelismo rispetto agli altri ingranaggi.
Sulla piastra circolare del basamento, in prossimità del tratto di scala graduata che serve per la regolazione fine del posizionamento dell'eliostato, sono stati in passato praticati due fori (immagine 7), di diametro 2mm circa, per fissare la targhetta dell'inventario ora perduta.
Una volta caricato l'orologio funziona, ma con un ritmo poco regolare ed ha un notevole anticipo, circa 10 sec al minuto'.
Il registro del tempo è in una posizione anomala, ben oltre la corsa del settore dentato ed è bloccato. È malferma la guida a mezzaluna del suddetto settore.
Questi inconvenienti si possono attribuire ad un errato tentativo di regolare la marcia dell'orologio.
Bibliografia
COMPTES RENDUS (1843) t.XVI, p. 502. COMPTES RENDUS (1843) t.XVII, pp. 1319-1324. ANNALES de CHIMIE e de PHYSIQUE (1844) t.X, pp.298-306. COMPTES RENDUS (1844), t.XXI, pp.522-524. DAGUIN (1878), t.IV, pp.63-70. WITZ (1883), pp.328-330. VIOLLE (1888), t.II, pp.338-350. PELLIN (1889), pp.3-5. CHWOLSON (1907), t.II, pp.510-513. BATTELLI, CARDANI (s.d.) vol.II, pp.976-981.