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Telescopio a riflessione di James Short

Tratto da Roberto Vergara Caffarelli, STRUMENTI SCIENTIFICI TRA XVIII E XIX SECOLO NEL DIPARTIMENTO DI FISICA DELL' UNIVERSITA' DI PISA, in:
C.A. Segnini e R. Vergara Caffarelli, ANTICHI STRUMENTI SCIENTIFICI A PISA (SEC. XVII - XX), pp. 191, Pisa, 1989.

Descrizione
Strumento della metà del XVIII secolo.
È firmato « James Short - London. 39/1070 = 24" ».
Secondo una interpretazione, non del tutto sicura, la formula numerica incisa, usata da questo costruttore anche in altri strumenti, indica che lo Short aveva raggiunto con questo esemplare il numero complessivo di 1070 strumenti fabbricati, e che questo telescopio era il trentanovesimo di quel tipo, con focale di 24" pari a circa 600 mm.
È un riflettore in configurazione Gregory, con specchio primario di circa 121 mm ( 4" 3/4) e specchietto secondario di circa 30 mm di diametro. Ha una montatura altoazimutale, su treppiede fisso, con chiavette di avorio per movimenti fini, senza scale graduate. È munito di cercatore, che attualmente è privo di ottica. Messa a fuoco con specchietto secondario, che può essere mosso mediante una lunga vite esterna.
Il tubo è lungo 810 mm, mentre l'oculare può fuoriuscire fino a una distanza di 70-80 mm.
Il treppiede ha una altezza di circa 450 mm, i piedi sono pieghevoli; la distanza dei piedi dal centro è di circa 210 mm.
Quando Leopoldo Vaccà Berlinghieri successe a Carlo Alfonso Guadagni fu redatto un "Inventario delle Macchine esistenti nel Gabinetto di Fisica Sperimentale, di proprietà di quest'Alma Università di Pisa, ...". In questo inventario si legge "110. Telescopio di riflessione fatto in Londra con tubo di ottone, e sua cassetta di Short, lungo un braccio". Un braccio di Firenze corrisponde a 584 mm.
Nell'inventario del Gabinetto di Fisica redatto nel 1831, quando Luigi Pacinotti ebbe la cattedra di Fisica Sperimentale appare uno strumento così descritto: "504. Un piccolo Telescopio Gregoriano con suo specchio e lenti sostenuto da un fusto, e tre piedi di ottone. Lire 190". Nella spartizione tra il Pacinotti e il Matteucci, eseguita nel 1841, questo strumento rimase nel Gabinetto di Fisica col Matteucci ed ebbe il numero 303.
James Gregory (1638-1675) descrisse il suo telescopio nella Optica Premota (1663).
Gli specchi sono usati perché non hanno le aberrazioni cromatiche dei vetri delle lenti e le loro irregolarità, dovute a difetti e a mancanze di omogeneità. È difficile però mantenere la posizione di uno specchio invariata rispetto al tubo che li racchiude, soprattutto se è pesante.
Esiste una etichetta di carta con un vecchio numero di inventario: 90.
Il buono di carico n. 32 del 12.12.1920 gli attribuisce il valore di Lire 150.
Numero di inventario: 38.
Materiale: ottone, vetro, avorio, metallo.
James Short (Edimburgh 1710 - Stokenewington 1768) sembra che abbia fabbricato 1370 telescopi, di cui ne rimangono 110.


Il restauro

Stato prima del restauro
Lo strumento (immagine 2) è pressoché tutto di ottone, originariamente era verniciato con lacca che ora è solo in tracce; tutte le superfici sono molto ossidate. Sul tubo principale alcune gocciolature di acqua, hanno provocato la corrosione, con formazione locale di verderame (immagine 3).
L'ottica dell'oculare è completa. Lo specchio principale, di bronzo speculum (stagno al 30-40%), ha una vistosa gocciolatura scura che dal bordo esterno va verso il centro per circa un centimetro; sono inoltre evidenti molti sottili graffi.
L'asta (immagine 4) che sposta il fuoco e muove lo specchietto ausiliario è leggermente piegata e mancante di una spina di fissaggio di una boccola. Lo specchietto ausiliario, di vetro alluminato, è stato evidentemente ricostruito in passato ed è alloggiato in una capsula di ottone sorretta da una vite con pomello godronato. Infatti quest'ultimo risulta essere del tutto diverso dagli altri pomelli esistenti sullo strumento; inoltre la godronatura si adatta perfettamente al profilo dei denti del godrone in nostro possesso e che era in uso nel vecchio Istituto di Fisica.
In conclusione questo avvalora quanto è scritto su un vecchio inventario del secolo scorso e cioè che già da allora mancava lo specchietto ausiliario.

L’intervento di restauro
Sono state ripulite e disossidate tutte le superfici annerite (immagine 5) dall'ossido applicando la soluzione opportuna, quindi sono state sciacquate e ricoperte con cera microcristallina.
Le lenti dell'oculare sono state pulite con alcool etilico e acqua distillata. È stata raddrizzata l'asta (immagine 6) di comando del fuoco e rifatta la spinatura di una delle due boccole.
Non si sono trattate le superfici dello specchio principale né di quello ausiliare in quanto non è attualmente prevedibile l'uso del telescopio.

 

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