Fondazione Galileo Galilei
Le Collezioni
Strumenti Scientifici
Elettromagnetismo

Pila a colonna

Tratto da Roberto Vergara Caffarelli, STRUMENTI SCIENTIFICI TRA XVIII E XIX SECOLO NEL DIPARTIMENTO DI FISICA DELL' UNIVERSITA' DI PISA, in:
C.A. Segnini e R. Vergara Caffarelli, ANTICHI STRUMENTI SCIENTIFICI A PISA (SEC. XVII - XX), pp. 171, Pisa, 1989.

Descrizione
Sopra una base di legno è avvitata una colonnina pure di legno, da cui sporge a mezza altezza il sostegno su cui poggia la pila di dischi bimetallici (dischi di rame saldati con dischi di zinco) alternati a dischi di panno, che nel momento del funzionamento devono essere imbevuti con acqua acidulata con acido solforico. Il nome di pila viene da questa particolare disposizione adottata dal Volta.
Invece dei più usuali tre bastoni di vetro, che servono di guida, impedendo ai dischi di sparpagliarsi in caso di scossoni o di urti, la colonnina termina in alto con una sbarretta di ottone che sporge fino al centro della pila e che, opportunamente forata e filettata, reca una vite, a testa godronata, che può comprimere la colonna dei dischetti. La pila poggia al centro del sostegno inferiore su un disco di ottone, che vi è incastrato; il disco si prolunga in un lungo cilindretto che sporge al di sotto del supporto di legno e termina con una vite: un foro traversale per il filo conduttore, a foggia di morsetto, permette il collegamento con un lato del circuito.
L'altro morsetto è realizzato con un foro traversale nel perno di ottone in cui termina la colonnina di legno e che sorregge la sbarretta superiore di ottone, di cui abbiamo già parlato. I fori traversali potevano pure essere utilizzati senza vite, semplicemente facendoli attraversare dai fili di rame del circuito esterno, che poi venivano attorcigliati fino a stringersi al metallo. Il dispositivo non è dei più felici perche accentua un difetto della disposizione a pila. Infatti lo stesso Volta aveva notato che, per il solo peso, i dischi soprastanti premono sui dischi di panno, facendo gocciolare lungo la colonna il liquido di cui questi erano imbevuti, permettendo in questo modo agli elementi della pila dello stesso tipo di entrare in contatto, con riduzione del rendimento. Il Volta corresse questo inconveniente con un successivo dispositivo detto "a corona di tazze".
È ovvio che, dovendo comprimere la pila con la vite, per sorreggere gli elementi e per avere un buon contatto, si produce un incremento dello sgocciolamento.
Attualmente sono presenti 14 dischi bimetallici il cui diametro è di 44 mm e lo spessore è di 2,7 mm. Manca uno dei dischi di panno. Nell'inventario del 1831, redatto per la consegna del Gabinetto di Fisica al nuovo direttore Luigi Pacinotti, si legge: "546 - No 40 lamine circolari metalliche risultanti di una lastra di rame e zinco saldate insieme per la pila di Volta. Lire 267". Forse i dischi di questo dispositivo hanno questa origine; l'ipotesi è sostenibile perché nella divisione degli strumenti fatta tra Pacinotti e Matteucci nel 1841 i 40 dischi per la pila di Volta toccarono al Matteucci e quindi rimasero nel Gabinetto di Fisica Sperimentale.
Nell'inventario del 1880, dove questa pila aveva il n.230, si legge l'annotazione: "rozza"; la stessa annotazione è scritta nell'inventario del 1890 ed è seguita inoltre dalla osservazione: "è in via di riparazione".

Il Restauro

Stato prima del restauro
L'oggetto ci perviene con n° 14 dischi rame-zinco, uno (immagine 2) dei quali ha le due parti metalliche separate. Vi sono n° 12 dischetti di feltro.
Sulle due facce di un dischetto ci sono tracce di saldatura a stagno. Manca il pomello del serrafilo inferiore. A prima vista sembrano mancare alcuni dischi e feltri, poiché lo spazio fra vite di pressione (a fine corsa) e primo dischetto della pila, risulta essere eccessivo quindi fuori delle possibilità di compressione. Ma rimontando in testa alla colonna di ebanite la parte del rerrafilo superiore in modo corretto, si consentirà alla vite di pressione di comprimere la pila di dischetti.
Sul basamento di legno sono visibili le otturazioni di sei fori, fatte con pezzetti di legno, operazione fatta probabilmente al momento della costruzione al fine di recuperare un pezzo di tavola usato. La struttura necessita di qualche stuccatura e ritoccature sulla superficie verniciata a pulimento.

L'intervento di restauro
È stato ricostruito il pomello (immagine 3) serrafilo a somiglianza di quello esistente. Si è rimontata correttamente la parte superiore della colonna di ebanite.
Le parti in legno sono state stuccate dove necessario e ripassate con vernice a pulimento.
Riumidificando con poche gocce d'acqua demineralizata i feltri, troviamo ai capi della pila una differenza di potenziale di alcuni volts. Segno che si à ricostituita una seppur minima soluzione acida nei feltri.

Bibliografia
BATTELLI, CARDANI (1925), v. IV, pp. 306-307.

Valid XHTML 1.0 Transitional

Scheda Δ
Firma: Nessuna.
Identificazione: [etichetta metallica] 222.
Provenienza: [?]
Prezzo: Lire 4.
Materiale:Legno ottone, zinco, rame, panno.
Dimensioni: 180x120. Altezza 220.
Datazione: È presente nell'inventario del 1880.
immagine 2
immagine 3