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Orologio a pendolo di Le Roy

Il Restauro

Stato prima del restauro
Di questo orologio si evidenzia il tipo di meccanismo dello scappamento detto a rinculo, costituito da un sistema a due verghe con vincolo a leva. Disegni di questo apparecchio si trovano su testi antichi che lo mostrano corredato di un sofisticato sistema di compensazione dell'allungamento del pendolo al variare della temperatura. Veniva classificato come orologio di precisione usato in astronomia.
La cassa che racchiude il meccanismo è priva di aperture nella parte alta e ciò esclude che il nostro apparecchio avesse il sistema di compensazione per il pendolo. L'orologio è montato sopra un mobile a colonna del quale manca la parte alta della vetrina. Informazioni ricavate da vecchi inventari ci fanno supporre che il mobile (immagine 2) non sia quello originale. Anche il sistema di fissaggio dell'orologio sul fondale sembra essere un adattamento. La targhetta di carta dell'inventario attaccata sul legno è del Gabinetto di Fisica Tecnologica e riporta il numero di inventario e la scritta "Servis". Del meccanismo mancano: la lancetta dei secondi, il pendolo, il peso della carica, la corda, il contrappeso per tendere la corda, le due carrucole. La leva a forcella (immagine 3) che trasmette il movimento del pendolo allo scappamento è piegata in piú punti. La doppia molla che serve a sorreggere il pendolo presenta dei segni di piegature sulla struttura dovuti probabilmente a cattive manovre eseguite durante gli spostamenti dell'orologio, quando questo aveva ancora il pendolo montato. Le lancette delle ore e dei minuti, in ferro brunito, hanno punti di ruggine. Tutte le superfici in ottone, comprese quelle della cassa copri-castello, sono sporche e ossidate. Non ci sono tracce di vernici protettive dei metalli. I ruotismi sono in buone condizioni anche se assolutamente "secchi". Su di essi non si notano segni di particolare usura a parte tracce di ruggine su alcuni dei perni in acciaio degli ingranaggi e sulle verghe dello scappamento. Il meccanismo sembra aver funzionato relativamente poco.
La ghiera argentata delle ore è scurita in diverse zone. Le parti dorate del frontale sono sporche mentre sono meglio conservate quelle protette dal vetro del quadrante. Il vetro suddetto è scheggiato e non ha l'aspetto del vetro particolarmente vecchio. La sua cornice (immagine 4) dorata è sporca e annerita e sul lato sinistro presenta una vistosa ammaccatura.

L'intervento di restauro
Il meccanismo è stato smontato completamente. I movimenti sono stati lavati con benzina rettificata. I perni dei ruotismi sono stati lucidati su tavoletta di legno e i relativi fori sono stati ripassati con puntale di legno. Una volta riassemblato il meccanismo, i movimenti sono stati lubrificati. Le parti di ottone sono state ripulite, disossidate e protette con l'applicazione di cera microcristallina. Il quadrante dorato e la ghiera argentata delle ore sono state pulite con acqua e sapone di Marsiglia. La leva a forcella che trasmette il movimento del pendolo è stata raddrizzata. La doppia molla per l'aggancio del pendolo è stata raddrizzata il meglio possibile.
La lancetta dei secondi in ferro brunito e il relativo cilindretto di ottone per l'innesto sono stati ricostruiti. La forma della lancetta è stata ricavata da una stampa raffigurante un orologio dello stesso fabbricante. L'orologio è stato dotato di pendolo e peso di carica provvisori per valutarne il grado di funzionamento. Sono state cosí determinate per approssimazioni successive la lunghezza del pendolo e relativa massa nonché il minimo peso di carica necessario al funzionamento del meccanismo. Ispirandosi per le forme a orologi dell'epoca sono stati costruiti: il pendolo, il peso di carica, il contrappeso con le carrucole e la corda, particolari dei quali diamo la descrizione qui sotto. La parte piú lunga dell'asta del pendolo è stata ricostruita lavorando a mano un pezzo di mogano stagionato, conferendo alla sezione della stecca una forma ellittica e terminandone le estremità con due capsule di ottone.
Il legno è stato verniciato stendendovi a tampone alcune mani di gommalacca e spirito per proteggerlo il meglio possibile dalla umidità ambientale. Anche in passato si impiegava il legno in alternativa al metallo per costruire le aste dei pendoli, con buoni risultati sulla stabilità dimensionale.
La parte alta dell'asta che viene vincolata al meccanismo è fatta di tondino di ferro con relativo terminale in ottone per l'innesto alla molla oscillante. Nella parte bassa dell'asta si trova il quadrello di ottone che serve da guida per la lente circolare (massa oscillante). Si sono ricostruiti l'alberino a vite in ferro per la regolazione della lunghezza del pendolo e il cavallotto a "v" con relativo pomello godronato di ottone. La lente oscillante è costituita da due pezzi in ottone torniti di forma circolare, fresati diametralmente in maniera da formare la guida di scorrimento del quadrello una volta accoppiati e avvitati.
Il peso di carica è un cilindro di ottone tornito. Sulla parte superiore è avvitato il gancio di ferro costruito a mano, necessario per appendere il peso alla carrucola. Il contrappeso, che serve a tenere tesa la corda della carica, è costituito da un piccolo cilindro di ottone costruito al tornio. Anche su questo peso è stato applicato un gancio di ferro come il precedente. Le due carrucole sono state costruite recuperando i pezzi per le forcelle da un anello di catena in ottone fuso, mentre le rotelle sono state ricavate per tornitura da un pezzo di ottone. I piccoli distanziali e le ruote sono anch'essi in ottone tornito e i perni sui quali girano sono di ferro.
La corda, chiusa ad anello, è stata realizzata lavorando a punto catenella con uncinetto tre fili di cotone ritorto per una lunghezza di m. 2,10. Il cordoncino cosí fatto consente al peso di carica una corsa verticale di circa un metro. L'orologio viene montato su un pannello di legno a squadra, costruito appositamente. In queste condizioni la marcia del meccanismo è regolare ed ha una imprecisione inferiore al secondo in quarantotto ore, verificata in anticipo e ritardo al variare della lunghezza del pendolo.
L'autonomia di carica, data dalla lunghezza della corda montata, è di alcuni giorni.

 

 

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Orologio a pendolo "Julien Le Roy, Paris" sec. XVIII
Inv. I.F.T. n°570
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